18 marzo 2011
Però Cafè
Via Po, 46



MODESTIA A PARTE

di Luca Atzori
con Luca Atzori
regia di Luca Atzori e Alan Mauro Vai
Produzione Compagnia Eidos Teatro
Monologo finalista al Concorso di Corti Teatrali organizzato dal Teatro Lo Spazio di Roma







(Recensione di Andrea Ghiberti)


In questa versione rivista e aggiornata, Luca Atzori, autore del testo interpreta in prima persona lo spettacolo, donando maggior dinamismo alla performance.
Un giovane laureando in medicina subisce lentamente una metamorfosi, proprio il giorno della discussione della sua tesi di laurea. Vediamo, allora, attraverso movimenti sofferti, schizofrenici, e poi armonici, questa metamorfosi attuarsi: il protagonista si volge in donna durante lo spettacolo, non senza una lotta, che ricorda la lotta fra il vero Sé, che giunge addirittura ad insultare il professore suo relatore, e la maschera ipocrita che portiamo tutti i giorni. Vero Sé che è rappresentato al femminile, e che per il lato maschile è solo una puttana, in quanto più veritiera. Il tema che attraversa questa metamorfosi è il tema della degenerazione, che si snoda a partire dalla tesi di laurea sulle malattie degenerative. Geniale il sarcasmo sul cristianesimo, “degenera anche tu per rigenerare in spirito”. In questo testo si scorge come una forte presenza l’ombra delle tematiche cronenberghiane, con richiami alla mutazioni della carne e alla violenza e alla perversione, unica declinazione culturale in grado di sortire emozioni al nostro tempo. L’eccitazione per la cattiva televisione sembra uscita da Videodrome, e c’impone, pur con un sarcasmo grottesco che genera un ghigno sul volto dello spettatore, una riflessione su quello che ingurgitiamo tutti i giorni tramite le immagini che penetrano in noi attraverso i vari canali comunicativi, generando un progressiva insensibilità a violenza e sessualità tali da richiedere dosi sempre maggiori di perversioni di varia natura e sorta al fine di “risvegliare” il nucleo “emotivo” dello spettatore. Ma con questo teatro selvaggio, Luca Atzori riesce a risvegliarcelo a teatro, pur senza sesso e violenza, ma attraverso questo caleidoscopico mutare tra femminino e mascolino, tra desideri sotteranei inconciliabili con la “façade” quotidiana e illusioni spezzate ma dolci (il dialogo con l’immagine di Marx trasmette addirittura tenerezza).
Ottima la prova dell’attore/autore, che ha espresso con un linguaggio corporeo di pregio, che non c’aspettavamo, un testo che evidentemente sente suo sin nelle viscere. Ottimo l’accompagnamento musicale live, sempre azzeccato nelle melodie e mai fuori luogo. Buona la regia, che ha dato quella consistenza corporea alla performance, senza esagerare come nella versione precedente. Sufficiente l’uso delle luci, ma lo spettacolo era evidentemente penalizzato dal fatto di svolgersi in un ambiente inadatto come il Xò di Via Po.
Comunque, uno spettacolo assolutamente da vedere nel contesto underground torinese, fuori dai soliti schemi e che sa osare pur di raggiungere la “vittima”-spettatore.