8 – 13 febbraio 2011

Fonderie Limone

Via Palestro, 9 – Moncalieri (TO)

FLAGS

di Jane Martin
con Ludovica Modugno,
Alarico Salaroli, Aram Kian, Beppe Rosso
e con Elio D’Alessandro, Celeste Gugliandolo, Francesco Puleo, Francesco Mina
regia Beppe Rosso
scene Paolo Baroni
luci Cristian Zucaro
costumi Monica Di Pasqua
ACTI Teatri Indipendenti/Fondazione del Teatro Stabile di Torino
con il contributo di Regione Piemonte, con il sostegno del Sistema Teatro Torino
con la collaborazione della Fondazione Circuito Teatrale del Piemonte


Recensione di Alan Mauro Vai (10 febbraio 2011)


Un palco dentro al palco e dentro al palco un altro palco. Figure concentriche di vite che stanno racchiuse in un'intimità nuda ed indifesa, ma allo stesso tempo cruda e tremendamente umana. Le nostre colpe sono sassi da scagliare contro un destino cieco di una guerra che ti strappa un figlio, lo avvolge in una bandiera a stelle e strisce e ne fa il martire degli errori di una nazione. Beppe Rosso, storico regista e attore del gruppo ACTI, porta in scena Flags di Jane Martin, drammaturga americana di grande successo, la storia di una famiglia statunitense sconvolta dalla morte di uno dei due figli nella guerra in Iraq. Il dolore della madre (l'intensa Ludovica Modugno) precipita l'atmosfera in una guerra alla ricerca della verità condotta dal padre (un efficacissimo Beppe Rosso) con l'aiuto del figlio superstite (l'effervescente Aram Kian). Determinato ad andare fino in fondo per scoprire come e perchè sia morto il figlio, la lotta per una risposta chiara diventa la battaglia contro un sistema che nasconde la testa sotto la sabbia per mascherare i propri errori. Invischiato fino al collo nel tentativo di scoprire il vero, il padre issa sul tetto di casa la bandiera americana al contrario suscitando lo sdegno dell'intera comunità, il clamore della stampa di tutto il mondo, lo scisma famigliare. La moglie infatti abbandona il marito, reo di mettere in pericolo la famiglia, bersaglio degli attacchi violenti dei più facinorosi patrioti. Il pregio di questo spettacolo è quello di raccontare con l'occhio rivolto al teatro epico, la saga di un uomo deciso ad andare fino in fondo per far valere i propri diritti. Un coro di giovani attori, che rivestono i ruoli minori della vicenda, portano, come accadeva nella tragedia greca, il punto di vista della comunità rivolgendosi direttamente a noi, ed in particolare l'oracolo macinatrice di caffè, cucitrice di un simbolo al rovescio, la suonatrice di trame alla viola, cantatrice dei lamenti del corifeo, la bravissima Celeste Gugliandolo, creano il perimetro del fato che non può essere evitato, come un pugno chiuso scagliato dal passato. Nel complesso uno spettacolo, puro, nudo e vivo sotto gli occhi di tutti, senza infingimenti. Gli attori sono sempre presenti seduti attorno al ring dell'azione, guardando con noi la valanga del destino travolgere vite e legami. La recitazione è un cuore di quotidiano che racchiude un'immediatezza disarmante, il senso profondo è che, come diceva Nietzsche, si va a fondo quando si va in fondo.