29-30 gennaio 2011

Teatro Astra

Via Roslino Pilo, 9 - Torino





DER AUGENBLICK DORT - QUELL’ATTIMO LÌ


concept di Tecnologia Filosofica e Michele di Mauro
con Stefano Botti, Francesca Brizzolara, Viridiana Casali, Francesca Cinalli, Renato Cravero, Riccardo Maffiotti, Aldo Torta, Elena Valente
regia Michele Di Mauro
TECNOLOGIA FILOSOFICA con il sostegno di REGIONE PIEMONTE
in collaborazione con SISTEMA TEATRO TORINO
e FONDAZIONE CIRCUITO TEATRALE DEL PIEMONTE.
co-produzione FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI,
THEATRE DURANCE, MORENICA/CANTIERE CANAVESANO
in collaborazione con AMAT

Recensione di Alan Mauro Vai (sabato 29 gennaio 2011)


La scena teatrale sventrata nel suo spazio intero, due fila di sedie rosse disposte in contrapposizione e lo schermo su cui il videoproiettore disegna la scritta “Orphèe”. Un'accoglienza che focalizza gli sguardi degli spettatori sui danzatori-attori pronti a dar via all'attimo creativo, “quell’attimo lì” (in tedesco, der augenblick dort, appunto). Lo spettacolo della Compagnia Tecnologia Filosofica con la regia di Michele Di Mauro indaga il momento di ispirazione, “quell'attimo lì”, attingendo spunto e visioni dal mito di Orfeo ed Euridice, riportando i segni e le tracce degli artisti che in passato hanno indagato questo mito dell'amore tormentato, dai Dialoghi con Leucò di Pavese, all’Orfeo della Bausch; dal fumetto su Orfeo e Euridice di Buzzati, ai Sonetti a Orfeo di Rilke, da Offenbach a Monteverdi, da Cocteau a Kim Ki-duk sino agli inferni domestici di David Lynch. I riferimenti, ricostruiti con vicinanza espressiva ed intensità immersiva da parte dei bravissimi attori-ballerini della compagnia, si susseguono in quadri che non restituiscono un plot narrativo, ma una sequenza emotiva del rapporto inquieto tra i due personaggi del mito. Tutto è immerso in una precisa e perfettamente congegnata schematica cromaticità di luci e colori, bianco, rosso e nero, quelli dell'amore e della morte, grazie al lavoro certosino di Christian Perria (light designer). Nel tempo visioni forti e decise, senza mezze misure, tra coreografie corali, videoproiezioni che si incontrano con la realtà della scena, monologhi e brani di componimenti poetici, lo spettatore è immerso in un'atmosfera di sogno, in totali variazioni di spazi e segni, in cui però ritrova la linea costante della ricerca dell'intenso attimo creativo che combacia con lo sgorgare profondo del sentimento dell'amore e della sua perdita. Un attacco frontale emotivo di musica, corpi e voci.