Fonderie Limone
Via Pastrengo, 88 - Moncalieri (TO)
Il
Gabbiano
di
Anton Čechov
traduzione
e adattamento Olivier Cadiot, Thomas Ostermeier
drammaturgia
Peter Kleinert
con
Bénédicte Cerutti, Valérie Dréville, Cédric Eeckhout,
Jean-Pierre Gos, François Loriquet, Sébastien Pouderoux De La
Comédie Française, Mélodie Richard, Matthieu Sampeur
regia
Thomas Ostermeier
scene
Jan Pappelbaum
costumi
Nina Wetzel
luci
Marie-Christine Soma
musiche
Nils Ostendorf
pitture
Katharina Ziemke
Théâtre
Vidy-Lausanne
in
coproduzione con Odéon – Théâtre de l’Europe
Théâtre
National de Strasbourg
MC2:
Grenoble
Teatro
Stabile di Torino – Teatro Nazionale
La
Filature, Scène nationale – Mulhouse
TAP
– Théâtre Auditorium de Poitiers
Théâtre
de Caen
con
il sostegno di Pro Helvetia
Fondation
Suiss e Pour la Culture
di Alan Mauro Vai
Il
Gabbiano di Ostermeier alle Fonderie Limone vola alto
Uno
spettacolo intimo e intenso, vicino ai nostri giorni
Alle
Fonderie Limone di Moncalieri va in scena, all'interno della Stagione
del Teatro Stabile di Torino, il “Gabbiano” di Anton Checov con
la regia di Ostermeier, enfant prodige del teatro tedesco, direttore
della Schaubühne
di Belrino dal 1999. Quest'ultima versione de Il gabbiano di A.
Cechov è una coproduzione dello Stabile di Torino e, prima di
partire per un'ampia tournèè mondiale, si presenta al pubblico
sabaudo in tre serate, già quasi del tutto esaurite, nella cornice
delle Fonderie Limone, lo spazio dedicato ai grandi allestimenti dei
lingauggi contemporanei. Lo spazio scenico che accoglie il pubblico è
un'enorme stanza con le pareti in visione prosettica di circa 10
metri per dieci. Grandi pareti spoglie e grigie, sedute addossate
lungo tutto il perimetro interno della scena ricreata su cui gli
attori attendono che il pubblico si sistemi ed una pedana di legno
rettangolare rialzata, creano una scena nella scena. Lo spettacolo
inizia nella grande noia ella campagna russa estiva, si alza solo una
donna che con un grande pennello telescopico dipinge in nero con
vernice sbavata il paesaggio del lago e della desolata campagna in
cui il Gabbiano è ambientato. Il grande spazio scenico, la musica
evocativa, fra citazioni pop e psichedeliche dagli anni '60, le
azioni surreali e la meraviglia cruda e selvatica che caratterizzano
il primo atto, portano lo spettacolo verso una deriva inusuale,
condita dal dialogo diretto degli attori con il pubblico e dalla
presenza di elementi ironici e satirici. Kostja ridicolizza il teatro
contemporaneo parlando direttamente con le persone sedute sugli
spalti, facendo nel suo spettacolo ciò che ha appena criticato al
microfono, è ardito, sprezzante, sfrontato, veste all'occidentale
con tuta, scarpe firmate, abbigliamento attuale; eppure il secondo
atto è di nuovo immerso nel molle calore estivo della noia, i
personaggi cercano passioni che li distruggeranno pur di sentirsi
vivi, pur di continuare a vivere senza avere il coraggio di guardare
in faccia la realtà., e più lo spettacolo prosegue più si sitringe
intorno aloro lo spazio, più l'oscurità si addensa e il paesaggio
s'annerisce, verso l'epilogo scontato. Le triangolazioni impossibili,
gli amori negati, il fare sempre ciò che non si desidera, e il
desiderare di essere ciò che non si è, in questa guerra di specchi
rovesciati, di attenzioni ricercate, di negazioni distruttive.
Ostermeier infarcisce di citazioni pop, di situazioni surreali, di
evocazioni sceniche, cercando la concretezza della relazione,
svelando il meccanismo perverso che porterà all'annientamento di
ogni umanità a favore di una finzione di facciata. Crudele, diretto
e carnali, il Gabbiano di Ostermeier si mostra come un teorema che
trova applicazione nella guerra la massacro di un piccolo nucleo di
persone nella desolata campagna russa di qualunque epoca storica.