13 - 16 aprile 2016
Fonderie Limone
Via Pastrengo, 88 - Moncalieri (TO)

Il Gabbiano
di Anton Čechov

traduzione e adattamento Olivier Cadiot, Thomas Ostermeier

drammaturgia Peter Kleinert
con Bénédicte Cerutti, Valérie Dréville, Cédric Eeckhout, Jean-Pierre Gos, François Loriquet, Sébastien Pouderoux De La Comédie Française, Mélodie Richard, Matthieu Sampeur

regia Thomas Ostermeier
scene Jan Pappelbaum
costumi Nina Wetzel
luci Marie-Christine Soma
musiche Nils Ostendorf
pitture Katharina Ziemke

Théâtre Vidy-Lausanne
in coproduzione con Odéon – Théâtre de l’Europe
Théâtre National de Strasbourg
MC2: Grenoble
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
La Filature, Scène nationale – Mulhouse
TAP – Théâtre Auditorium de Poitiers
Théâtre de Caen
con il sostegno di Pro Helvetia
Fondation Suiss e Pour la Culture

di Alan Mauro Vai

Il Gabbiano di Ostermeier alle Fonderie Limone vola alto
Uno spettacolo intimo e intenso, vicino ai nostri giorni

Alle Fonderie Limone di Moncalieri va in scena, all'interno della Stagione del Teatro Stabile di Torino, il “Gabbiano” di Anton Checov con la regia di Ostermeier, enfant prodige del teatro tedesco, direttore della Schaubühne di Belrino dal 1999. Quest'ultima versione de Il gabbiano di A. Cechov è una coproduzione dello Stabile di Torino e, prima di partire per un'ampia tournèè mondiale, si presenta al pubblico sabaudo in tre serate, già quasi del tutto esaurite, nella cornice delle Fonderie Limone, lo spazio dedicato ai grandi allestimenti dei lingauggi contemporanei. Lo spazio scenico che accoglie il pubblico è un'enorme stanza con le pareti in visione prosettica di circa 10 metri per dieci. Grandi pareti spoglie e grigie, sedute addossate lungo tutto il perimetro interno della scena ricreata su cui gli attori attendono che il pubblico si sistemi ed una pedana di legno rettangolare rialzata, creano una scena nella scena. Lo spettacolo inizia nella grande noia ella campagna russa estiva, si alza solo una donna che con un grande pennello telescopico dipinge in nero con vernice sbavata il paesaggio del lago e della desolata campagna in cui il Gabbiano è ambientato. Il grande spazio scenico, la musica evocativa, fra citazioni pop e psichedeliche dagli anni '60, le azioni surreali e la meraviglia cruda e selvatica che caratterizzano il primo atto, portano lo spettacolo verso una deriva inusuale, condita dal dialogo diretto degli attori con il pubblico e dalla presenza di elementi ironici e satirici. Kostja ridicolizza il teatro contemporaneo parlando direttamente con le persone sedute sugli spalti, facendo nel suo spettacolo ciò che ha appena criticato al microfono, è ardito, sprezzante, sfrontato, veste all'occidentale con tuta, scarpe firmate, abbigliamento attuale; eppure il secondo atto è di nuovo immerso nel molle calore estivo della noia, i personaggi cercano passioni che li distruggeranno pur di sentirsi vivi, pur di continuare a vivere senza avere il coraggio di guardare in faccia la realtà., e più lo spettacolo prosegue più si sitringe intorno aloro lo spazio, più l'oscurità si addensa e il paesaggio s'annerisce, verso l'epilogo scontato. Le triangolazioni impossibili, gli amori negati, il fare sempre ciò che non si desidera, e il desiderare di essere ciò che non si è, in questa guerra di specchi rovesciati, di attenzioni ricercate, di negazioni distruttive. Ostermeier infarcisce di citazioni pop, di situazioni surreali, di evocazioni sceniche, cercando la concretezza della relazione, svelando il meccanismo perverso che porterà all'annientamento di ogni umanità a favore di una finzione di facciata. Crudele, diretto e carnali, il Gabbiano di Ostermeier si mostra come un teorema che trova applicazione nella guerra la massacro di un piccolo nucleo di persone nella desolata campagna russa di qualunque epoca storica.