Venerdì
19 giugno 2015
Teatro
Carignano
Piazza
Carignano, 6 - Torino
Festival
delle Colline Torinesi
IO,
NESSUNO E POLIFEMO – intervista impossibile
di Emma
Dante
regia Emma
Dante
con
Emma Dante, Salvatore D'Onofrio, Carmine Maringola, Federica Aloisio,
Viola Carinci, Giusi Vicari
musiche
eseguite dal vivo da Serena Ganci
costumi Emma
Dante
scena Carmine
Maringola
luci Cristian
Zucaro coreografie Sandro
Maria Campagna assistente
alla regia Daniela Gusmano
produzione Teatro
Biondo Stabile di Palermo in
collaborazione con 67° Ciclo Spettacoli Classici al Teatro
Olimpico di Vicenza
di
Alan Mauro Vai
Emma
Dante al Festival delle Colline porta la nuova creazione IO, NESSUNO
E POLIFEMO, lavoro tratto dall'Intervista impossibile a Polifemo
della Dante stessa, edita da Einaudi nel 2008. Il palco del Carignano
ha l'arlecchino in basso sistemato sul fondo, laddove una piattaforma
d'acciaio sorregge la postazione musicale, l'antro magico dei suoni,
creati dal vivo, tra le modulazioni della sua straordinaria voce,
dalla cantante e musicista Serena Ganci. Entrano in scene tre
ballerine, vestite come tre bambole, scarne, denudate, manichini
d'uomini rotti, in una danza ritmica e spezzata, di una grazia fisica
impareggiabile: è il coro (Federica Aloisio, Viola Carinci, Giusi
Vicari) che accompagna l'ingresso della Dante dalla platea in
completo da uomo; si rivolge al pubblico, chiama in causa Polifemo,
lo evoca, gli fa prendere vita, lo interroga. Il Ciclope risponde ma
è diverso da ciò che ci saremmo aspettati di trovare, innanzitutto
è napoletano e non siciliano, come si è sempre pensato. Inoltre non
è burbero e malvagio, ma mansueto ed anzi romantico. La sua vita è
trascorsa sempre nella grotta, identificandosi con essa, da quando ha
incrociato il cammino di Ulisse. Ed ecco che, evocato dalla Dante, fa
la sua comparsa Odisseo, anche lui molto diverso rispetto a ciò che
la tradizione tramanda: pure lui parla napoletano, la lingua
dell'inganno e dell'astuzia, ed è un guitto, un attore senza
maschera. La scena diventa quindi lo spazio onirico dell'intervista a
Polifemo ed Ulisse, il primo ormai divenuto tutt'uno con la caverna e
con l'isola, il secondo mosso nei suoi viaggi dall'amore per
Penelope, anche se ha conosciuto molte donne e molte creature divine.
Il testo è una scoperta surreale di figure mitiche in chiave umana
ed ironica, ma anche un modo per la Dante di esprimere il suo amore
per i classici e per i dialetti che a volte si confondono e si
incontrano. Le suggestioni sonore dal vivo, intrecciate alle
splendide coreografie del coro danzante, hanno la solita cura
perfezionista che la regista siciliana imprime alle sue creazioni, ma
paiono spesso giustapposte ai dialoghi, come per dare volume
all'offerta visiva e acustica, senza avere una sufficiente necessità.
Gli attori in scena con la Dante non hanno più nulla di quella
vivacità atletica che da sempre contraddistingue il suo teatro, e
passano lungo tempo a declamare con le mani in tasca. Il testo ha
spunti interessanti e picchi poetici, ma non sfiora la profondità
delle vette teatrali cui l'autrice sicula ci ha abituati. Cinquanta
minuti di buon intrattenimento, ma niente di più.