22 febbraio - 6 marzo

Teatro Carignano

Piazza Carignano, 6



Rusteghi

Dal testo di Carlo Goldoni
adattamento di Gabriele Vacis e Antonia Spaliviero
con Eugenio Allegri, Natalino Balasso, Jurij Ferrini
e con Nicola Bremer, Christian Burruano, Alessandro Marini, Daniele Marmi
regia di Gabriele Vacis
luci, costumi e musiche di Roberto Tarasco
Fondazione del Teatro Stabile di Torino
Teatro Regionale Alessandrino

(Recensione di Cecilia Allegra)

Il mondo di Goldoni era un mondo di uomini: nella Venezia del 1700 erano loro a fare da padroni, a dettare le regole, a gestire il denaro e a decidere chi sposare. Persino l'ambiente domestico, in cui le donne vivevano nascoste, era dominato dai padri, che decidevano cosa dovessero indossare, cosa dovessero cucinare, in che modo potessero giocare o crescere i figli. Per questo ne I Rusteghi di Vacis tutti gli attori sono uomini: rappresentano i ruoli femminili solo mutando d'abito sulla scena, a dimostrare l'inesistenza di veri e propri corpi femminili, data l'impotenza delle donne in ogni ambito sociale. Allo stesso modo però, impersonano donne coi pantaloni, donne che proprio in quanto inascoltate e private del potere, fanno della furbizia la loro arma maggiore, superando di gran lunga quei rustici dei loro mariti. Tramano strategie nell'ombra, scenicamente rappresentata dai finti armadi in cui si nasconde Felippetto, continuando a vivere la vita come fosse un gioco adolescenziale, un racconto fatto di incontri romantici amorosi, e adattando le proprie ambizioni al mondo chiuso delle loro camere. Per questo si ribellano a quel gesto che sembra loro così legittimo, e una concessione così piccola da parte dei mariti: che almeno la coppia di giovani promessi possa incontrarsi e scambiarsi furtive occhiate, prima di sposarsi. Solo per assaporare per un attimo il sogno d'amore a cui esse hanno dovuto rinunciare. Viene loro impedita la partecipazione al carnevale, momento di libertà sfrenata, la conversazione con qualsiasi membro del sesso opposto e la scelta di abiti vistosi o del trucco. Ma su questo punto non sono disposte a cedere, i due giovani Felippetto e Licietta devono incontrarsi. Così, al conflitto di genere si unisce quello generazionale, per cui un gruppo di un gruppo di donne e di giovani che sentono il richiamo del presente, della gioia di vivere e della felicità, rappresentato dal carnevale, si scontrano contro il gretto mondo borghese composto dai quattro vecchi rustici, ostili alla modernità e legati agli antichi valori del mondo mercantile.

La commedia risulta esilarante nei continui cambi di scena degli attori ed è totale l'immedesimazione di questi nelle parti femminili, tanto che lo spettatore viene scioccato dalla trasformazione che li vede ritornare uomini a fine spettacolo. L'unico elemento di troppo sembrano essere le istallazioni mediatiche, i video, che spezzano la messa in scena per rappresentare i ricordi o gli “a parte” dei protagonisti.