Cavallerizza Reale
Via Verdi, 9 Torino
Donnarumma all'assalto
di Ottiero Ottieri
nella riscrittura di Domenico Castaldo
e con il contributo di Marco Bosonetto e Francesca Netto
con Domenico Castaldo
supervisione al progetto Francesca Netto
musiche e suoni di Joseph Scicluna e Katia Capato
scene e luci Lucio Diana
Fondazione del Teatro Stabile di Torino
Laboratorio Permanente di Ricerca sull’Arte dell’Attore
Acti teatri Indipendenti
Zona Teatro San Pietro in Vincoli
(Recensione di Alan Mauro Vai)
Domenico Castaldo si presenta in scena in canottiera, camicia in mano, abito elegante che si compone tra il gesto che evoca Ottiero Ottieri, direttore del personale dell'impianto Olivetti che venne costruito a Pozzuoli negli anni'50, e quello che dipinge Donnarumma Antonio, uno dei tanti lavoratori napoletani che cercavano lavoro nella grande fabbrica costruita dall'imprenditore illuminato nel deserto agricolo della Campania al tempo della ricostruzione postbellica. Una scrivania in scena, una sedia, un taglio di luce, pannelli trasparenti che creano le grandi finestre dello stabilimento, tutto opera di Lucio Diana anche alle luci, da cui domina il mare e la luce del tramonto sul Golfo di Napoli, uno dei tanti modi per avvicinare l'uomo alla fabbrica, che Olivetti aveva immaginato per addolcire lo sforzo automatico del lavoro. Ottiero Ottieri è uno dei funzionari intellettuali che l'imprenditore di Ivrea aveva voluto nell'organigramma della sua industria per rendere il mondo del lavoro un laboratorio umano, di sintesi antropologica e di ascolto tra l'esigenza della produzione e il materiale umano di cui la fabbrica è composta. E questo scrittore-dirigente tiene un diario della sua esperienza a Pozzuoli, dipingendo con viva ironia e schietta verità i tratti di un popolo forte e sincero, appassionato e orgoglioso, come quello campano, desideroso di lavorare, faticare, di guadagnarsi il pane con onestà ed impegno. Ma non tutti possono essere assunti nella fabbrica. Le modalità di assunzione nell'industria sono sottoposti a test psicoattitudinali e di comprensione di tipo astratto che costringono le persone concrete e pratiche di quella regione a sforzi immaginativi inusuali e incomprensibili. Per questo gli analfabeti, i veri lavoratori manuali come Donnarumma Antonio, non possono essere assunti e restano esclusi disoccupati, lamentando il loro disappunto con forza, con immaginazione, come ad esempio buttandosi sotto la macchina del direttore davanti all'ingresso della fabbrica. La drammaturgia dello spettacolo è una serie di aneddoti, personaggi, storie ed esilaranti situazioni condite da uomini gioiosi e spontanei come i napoletani, ridotte dal romanzo di Ottiero Ottieri dalla sapiente penna di Marco Bosonetto, autore del pregiato “Nonno Rosenstein nega tutto”, e riscritte da Domenico Castaldo, regista oltre che attore, con l'aiuto di Francesca Netto. Castaldo è solo in scena ci racconta con viva ironia la storia di Ottiero Ottieri e della sua esperienza di uomo del nord con la vivace verve dei lavoratori campani che faticano nella fabbrica Olivetti di Pozzuoli. Con la straordinaria capacità trasformista ed ironica di cui è dotato, Castaldo interpreta tanto Ottiero Ottieri quanto gli operai napoletani, le situazioni, le canzoni della tradizione campana e i sentimenti puri e veraci che li accompagna nel contrasto tra la vita fortemente tradizionalista del tempo e la monotonia alienante del lavoro in fabbrica. Un affresco semplice ed efficace che ci trasporta con astuta ironia in quella fase cruciale dello sviluppo italiano che è stata l'industrializzazione del territorio nazionale, narrando vicende non conosciute con l'abile capacità narrativa di Domenico Castaldo, profondo e spassoso.